Dopo aver dato una definizione di Cloud Computing, averne illustrato le caratteristiche essenziali e i modelli di servizio , abbiamo scoperto quali sono i modelli di distribuzione; ora in questa ultima parte degli articoli dedicati al Cloud Computing scopriremo perchè le aziende o i dipartimenti IT che decidono di intraprendere l’avventura di costruirsi il proprio Cloud spesso falliscono e lo deviano verso altre cose che non possono essere definite Cloud.
Innanzitutto, vi consigliamo di leggere gli articoli precedenti sul Cloud Computing per comprendere meglio quanto diremo. Possiamo facilmente comprendere che abbiamo grandissime potenzialità e opportunità adottando un modello IT basato sul cloud computing, in quanto abbiamo a disposizione agilità, controllo dei costi, efficienza , risorse distribuite e computazione ai massimi livelli.
Per avere tutti questi vantaggi dobbiamo fare fronte ad una notevole difficoltà di implementazione; tale difficoltà, molto spesso, fa storcere il naso alle linee di business perchè, a loro avviso, rende il Cloud poco competitivo offuscato da costi di gestione legati alla suddetta complessità.
Perchè il Cloud non piace al Business
Una delle maggiori cause di questo grande caos e della complessità generata è molto semplice da spiegare ed è dovuta ai manager IT, un pò miopi sul reale significato di Cloud, infatti:
Un datacenter virtualizzato non è un Cloud!!!
Quello che è successo è che aumentando le richieste di servizio, la qualità da assicurare ed il valore da fornire con conseguente esigenza di scalabilità e agilità, i dipartimenti IT, incitati dai loro vendor, si sono lanciati nella creazione di datacenter per evitare di fare outsourcing dei servizi verso cloud providers esterni e per mantenere la quasi completa gestione dei servizi; senza però valutare i rischi legati alla propria immaturità in termini di tecnologia, organizzazione, competenza e maturità.
Quello che in realtà molti dipartimenti IT hanno implemetato non è altro che un datacenter virtualizzato, attraverso il quale fornire i servizi ai vari stakeholders, inserendo però un lungo e macchinoso processo di approvazione, in contrasto con la caratteristica del self service on demand del cloud computing.
Alcune aziende hanno tentato invece di costruire cloud private aderenti alle definizioni internazionali del NIST( National Institute of Standards and Technology ) utilizzando tecnologie quali OpenStack e CloudStack. Questo tipo di approccio, in prima battuta, ha offerto alle aziende grandi potenzialità anche di lungo termine, slegandosi dai provider esterni ma in seconda battuta ha mostrato un arresto dovuto ad immaturità della tecnologia usata e mancanza di competenze tecniche interne specifiche che hanno portato come conseguenza la presa di coscienza da parte dei Dipartimenti IT di non riuscire ad avere un reale ROI ( Return of Investment) non potendo offrire economie di scala come i maggiori Cloud Provider quali Amazon e Google.
In entrambi i casi delineati precedentemente ciò che accade è il seguente scenario: l’azienda dice ‘noi vogliamo il cloud’ e l’IT risponde ‘ma noi abbiamo il cloud’. Ciononostante non si sta parlando della stessa cosa. Il Cloud è caratterizzato dal self-service in tempo reale e non da processi di approvazione lunghi. Ciò che l’azienda vuole è qualcosa con la velocità e l’agilità di AWS. Ma un datacenter virtualizzato non è lo stesso, e il risultato finale è delusione all’interno dell’azienda e perdita di fiducia verso l’IT.
La strada per l’armonia sta nella IT che deve cercare di mettere il concetto di veloce self-service davanti al desiderio di far rispettare regolamentazione interna e affidamento alla manualità dei sistemisti. Un’analisi dei rischi, dei businesse case ed una valutazione organizzativa possono portare l’IT ad una reale aderenza al Cloud Computing come oggi inteso a livello internazionale.
Riassumendo
Le approvazioni uccidono il Cloud. L’IT deve riconoscere che il self-service è quello che permette di concentrarsi sull’ agilità, successivamente deve concentrarsi sulla regolamentazione di governance cercando di automatizzare i processi di provisioning. La bellezza del Cloud è che si possano fare pochi click ed avere subito a disposizione un’istanza di sistema operativo; magari effettuando il tuning di memoria, spazio e computazione.