Con l’avvento dell’Artificial Intelligence (AI) e del Machine Learning (ML) l’interazione dell’utente avviene sempre più spesso con bot o assistenti virtuali o “invisible app” dotati di intelligenza artificiale spesso senza alcuna Graphical User Interface (UI).
Questo potrebbe essere immaginato come un ritorno al passato, quando gli schermi dei PC non avevano alcun colore ed era visibile solamente del semplice testo, invece è il presente ed il futuro dell’interazione tra uomo e macchina.
Conversational UI
La difficoltà principale che ci si trova ad affrontare è che l’utente deve poter fare più cose di quante sia possibile mostrargli con controlli, pulsanti ed un pò di testo. Così occorre ridefinire il modo in cui mostriamo le cose all’utente e come esso agisce nei confronti del tool, in pratica occorre ridefinire la User Interaction e la User Interface poichè a fronte di azioni elementari dell’utente come la comunicazioni di un comando o il click su un pulsante il tool deve interpretare tali azioni e svolgere tutte le azioni necessarie per soddisfare l’utente; azioni sempre più complesse ed integrate con tanti elementi come voce, hardware, cloud, API e molto altro.
In pratica oggi dobbiamo realizzare una Conversational UI, dove occorre:
- Immaginare tool come Photoshop come praticamente inutili;
- Conoscere le piattaforme in cui il nostro tool dovrà operare, un utente iOS si aspetta un determinato font dei caratteri e determinate skin, certamente diverse da quelle che si aspetta un utente Android.
- Definire il controllo tramite la voce, in questo caso il classico paradigma di contenuto e stile sparisce a favore di un unico aspetto;
- Orientarsi verso lo sviluppo e l’integrazione con sistemi terzi per esempio con sistemi di interpretazione del linguaggio come Wit.ai
- Ripensare l’interazione con l’utente, con il bot/assistente virtuale a fare la prima azione ed a guidare l’utente. L’utente che apre l’applicazione o il tool e non riceve alcuna azione proverà gli stessi sentimenti di qualcuno che risponde al telefono e non sente nessuno. In pratica c’è una ridefinizione del call-to-action.
- Comprimere totalmente il testo e le istruzioni
- Fare un importante uso della “discoverability” per mostrare nuove funzionalità e far compiere nuove azioni
- Fare il merging di testo e pulsanti dove possibile
- Rendere “umano” il bot/assistente virtuale
Glue Labs e la Conversational UI
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